Chi è il clown?

Più volte abbiamo parlato dei clown dottore e di come la sfera emotiva influisca fortemente sull’andamento e sull’esito di una terapia: la risata e il gioco abbiamo scoperto che possono essere importanti tanto quanto i farmaci. Ma da dove nasce la figura professionale del clown?

Nel XVIII secolo il clown entra per la prima volta nelle compagnie circensi: il suo compito è intrattenere il pubblico negli intervalli tra i numeri di addestratori e giocolieri, per sdrammatizzare situazioni che lasciano lo spettatore con il cuore in gola. Due sono allora le tipologie possibili da ritrovare.

Il Clown Bianco è elegante, con la faccia ricoperta di biacca, un vestito rigonfio sui fianchi, i pantaloni al ginocchio e i calzettoni bianchi. È un personaggio arrogante, che mira a stupire e a trasmette altezzosità. Il Clown Augusto si mostra invece con un atteggiamento dimesso, già a partire dal modo di vestire: scarpe enormi e colori fra loro stridenti; è goffo e la voce in falsetto. Esprime l’irrazionalità dell’uomo e la sua parte bambina. 

I piccoli si identificano con l’Augusto, personaggio disubbediente, mentre il Bianco incarna l’adulto che a volte reprime o riprende: la mamma, il papà o la maestra. Dalla commistione fra i due ruoli nasce il clown che capovolge anche situazioni serie e tragiche, diventa una valvola di sfogo e mostra le contraddizioni della natura umana, spingendo alla riflessione su di esse. Suscita il riso, ma si spinge anche ben oltre.

Non basta infatti mettere un naso rosso per essere clown: bisogna avere doti teatrali, forte immaginazione ed empatia, ma soprattutto avere la volontà di donarsi agli altri e far divertire. È un personaggio insomma molto sensibile, che continua a trovare e reinventare l’innocente follia dell’infanzia.

 


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